By Brunella Pernigotti
Wolves of Douglas County Wisconsin Films, LLC ha diversi progetti cinematografici in cantiere. Al momento stiamo sviluppando quello relativo alla storia di chi si occupa di studiare e difendere il lupo in Italia. Brunella Pernigotti sta lavorando per raccogliere dati e informazioni circa il prezioso lupo italico (Canis Lupus Italicus) e gli studiosi che sono impegnati nella sua difesa. Uno di questi è Antonio Iannibelli, un fotografo naturalista, wolf-blogger e scrittore che ha fondato e che cura il sito http://www.italianwildwolf.it E’ cresciuto con i suoi nonni, pastori e contadini, nella grande “casa” del Bosco Magnano nel cuore del Pollino in Basilicata. Da anni è impegnato a far conoscere e divulgare informazioni serie ed approfondite sul lupo selvatico italiano. E’ l’ideatore della Festa del lupo che ha luogo ogni due anni e che raduna appassionati e ricercatori da tutta Italia.
Antonio farà parte del team che produrrà il film sulla Storia Italiana: The Italian Story of Inside the Heart of Wolf Advocacy.

Canis Lupus Italicus
Canis lupus italicus
La popolazione del lupo italiano è una sottospecie unica al mondo: il Canis lupus italicus, come aveva già proposto il grande naturalista italiano Altobello nel 1921. A riprova di ciò, nello studio pubblicato nel 2017 https://www.researchgate.net/profile/Luca_Montana/publication/312599642_A_new_mitochondrial_haplotype_confirms_the_distinctiveness_of_the_Italian_wolf_Canis_lupus_population/links/5af193350f7e9ba36645707a/A-new-mitochondrial-haplotype-confirms-the-distinctiveness-of-the-Italian-wolf-Canis-lupus-population.pdf un team di ricercatori provenienti da nove paesi europei hanno studiato, a partire dalle origini, l’unicità del lupo italiano, scoprendo che si distingue da tutti gli altri in Europa e nel mondo, sia a livello di cromosomi autosomici, cioè della maggior parte del DNA di un individuo, che a livello mitocondriale cioè del DNA ereditato per via materna. Così spiega Romolo Caniglia, genetista e coordinatore dello studio: “Utilizzando metodi che consentono di datare quando è avvenuta la separazione del lupo italiano dalle altre popolazioni europee, ci ha sorpreso scoprire che questa unicità non risale ai secoli scorsi, quando il lupo è stato sterminato per mano dell’uomo da tutta l’Europa centrale. I risultati ci indicano invece che Canis lupus italicus ha iniziato a distinguersi già dal termine dell’ultima glaciazione, quando le popolazioni di lupo allora esistenti in Europa erano state spinte verso sud dai ghiacci, mentre nuovi lupi provenienti dall’Asia iniziavano a giungere da est”. Una sottospecie la cui diversità ha radici antiche e che quindi andrebbe tutelata.
A ciò Marco Galaverni, responsabile specie e habitat del WWF Italia e uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, aggiunge che “mentre la popolazione sembrava essere finalmente in ripresa dal minimo storico di appena un centinaio di lupi sopravvissuti negli anni ’70, raggiungendo circa 1600 esemplari che faticosamente hanno recuperato parte dell’areale originario nella penisola e sulle Alpi, una nuova ondata di bracconaggio sta mietendo centinaia di vittime l’anno, con armi da fuoco e bocconi avvelenati. C’è bisogno di monitoraggi adeguati che consentano di avere informazioni costanti sulla specie”.
In Italia, dunque, abbiamo una particolare e rara sottospecie di lupo che rappresenta un patrimonio di biodiversità genetica da difendere e da proteggere. A questo appello molti sono gli studiosi delle varie discipline che stanno rispondendo, spendendosi in un lavoro faticoso e di difficile monitoraggio e tutela.
E’ importante far conoscere il lavoro di queste persone e diffondere la cultura dell’accettazione e della convivenza tra uomini e lupi, per raggiungere risultati positivi che non siano dettati da antichi pregiudizi ed emotività bensì da un approccio oggettivo e scientifico. L’attività di divulgazione e di educazione è quindi tanto importante quanto quella dello studio e della ricerca. Perciò si possono annoverare tra i migliori sostenitori non solo biologi e ricercatori, ma anche fotografi naturalisti e guardia-parco, divulgatori e insegnanti. Dopo secoli di persecuzione e di caccia al lupo, nella nostra epoca non è più accettabile un rapporto di competitività, al contrario è nostro dovere studiare per trovare soluzioni compatibili che ci permettano di preservare la ricchezza delle creature selvagge che popolano il nostro paese e la Terra intera.
